L’Eurovision Song Contest 2023 è stato – come sempre – la fiera del trash. Un tempo c’era la fiera delle vanità, e oggi c’è la fiera dell’eccesso. L’ESC, del resto, è il palco migliore per mostrare in mondovisione il proprio potenziale, che non si traduce più solo nella mera potenza vocale. Qui si valutano le performance, gli abiti di scena. Ogni esibizione è un concerto a sé: cambiano le luci, trucco e parrucco.

La finalissima del 2023 se l’è aggiudicata la Svezia, con la canzone che probabilmente è tra le più accusate di plagio di sempre. Loreen ha vinto per ben due volte l’Eurovision, e non c’è motivo di spiegare perché. Invece, c’è un motivo preciso per cui Marco Mengoni non ha trionfato. Nonostante la sua esibizione tra commozione e (verissima) potenza vocale.

Eurovision 2023, chi ha vinto?

Dopo Euphoria nel 2012, Loreen è riuscita a portare a casa il Microfono di Cristallo con Tattoo. Che, non possiamo non dirlo, alla fine è una canzone che ricalca mix che abbiamo già sentito. Non a caso, infatti, è stata accusata di plagio: le sue influenze sono troppo simili a The Winner Takes It All degli Abba o ancora a Flying Free di Pont Aeri. Qualcosa di già sentito, che alla fine non rimane nella storia. Ma è il destino di molti artisti che hanno vinto all’Eurovision. Eppure, ha spaccato, ottenendo il favore di molti Paesi.

Perché Marco Mengoni non ha vinto l’Eurovision 2023?

Avere il coraggio di cantare in italiano è un rischio. Un rischio che si è rivelato vincente per i Maneskin, ma non per Marco Mengoni, in gara con Due vite, che ha ovviamente portato a casa il risultato sul palco dell’Ariston. Un risultato scontato, ed è banale aggiungere che Sanremo ed Eurovision non sono la stessa cosa. Condividono la musica. Fine. E forse dovremmo iniziare a pensare a una competizione a sé stante per l’Eurovision, perché alla fine chi partecipa a Sanremo non lo fa con l’intento di vincere anche l’Eurovision. E si sente.

Marco Mengoni non ha vinto con Due vite perché è semplicemente “fuori portata”. In uno show in mondovisione dove trionfa il trash, e lo fa in modo fiero e orgoglioso, Mengoni è una mosca bianca. Non a caso, la sua esibizione è stata di petto, di cuore: nessuna sbavatura, a parte l’incrinarsi della voce sul finale, per l’emozione. Che, sì, è stata anche un po’ nostra.

Perché Kate Middleton ha aperto l’Eurovision 2023?

Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere minimamente Kate Middleton, Principessa del Galles, all’Eurovision 2023. Eppure, eppure. Eccola, nella sigla iniziale d’apertura, intenta a intonare al pianoforte il brano Stefania, dei vincitori del 2022, quando ha trionfato l’Ucraina con la Kalush Orchestra in un plebiscito davvero incredibile.

Dieci secondi sullo schermo sono bastati a creare l’effetto-Kate: tutti ne parlavano, da Twitter a Facebook, dai principali quotidiani alle testate inglesi. La Principessa del Galles, in un abito da galà, ha dimostrato che tradizione e pop possono convivere senza tradire la Monarchia.

La rimonta della Finlandia con Cha Cha Cha spiega cos’è (davvero) l’Eurovision

La Finlandia con Cha Cha Cha ha semplicemente conquistato il palco dell’Eurovision Song Contest. Lo ha fatto con estrema sincerità: un pezzo onesto, che non si nasconde, che non ci mente. Futuro tormentone, e non a caso il pubblico cantava ad alta voce, intonava il Cha Cha Cha finale verso una rimonta verso il Microfono di Cristallo che però c’è stata solo in parte. E forse è meglio così.

Eurovision, fiera (orgogliosa) dell’eccesso

La finale dell’Eurovision è stata trasmessa in diretta su Rai1: commentone di Mara Maionchi e Gabriele Corsi, senza lode e senza infamia. Non hanno spiccato, ma per chi era abituato all’affinità con Cristiano Malgioglio, non è di certo una novità. Questo è il “rischio” dei cambi. Malgioglio, però, impegnato durante Amici 22, non ha potuto presenziare.

Le 25 canzoni in gara, alla fine, hanno dimostrato forza? No. Non proprio. Nel senso che la vera coesione dell’Eurovision non è “cantiamo tutti sotto la stessa bandiera”, ma è “cantiamo un po’ quello che ci pare e rendiamolo un po’ freak sul palco”. Ogni performance è studiata per fare ballare, per scatenare commenti. Tutto punta al tormentone. All’eccesso. Ci piace? Sì, è uno show che si tiene in piedi. E che ci ricorda, alla fine, l’importanza della musica, bella o brutta che sia: unisce, sempre.